Siglata l'intesa pilota Regione-Ministero per la gestione delle piattaforme estrattive in mare. Obiettivi: tutela ambientale, sicurezza e nuove politiche di “crescita blu”.

Il 15 dicembre è stata siglata a Roma l'intesa, biennale, tra ministero dello Sviluppo economico e Regione Emilia-Romagna per la gestione delle attività di ricerca e coltivazione degli idrocarburi offshore e delle relative infrastrutture. Un'intesa presentata a imprese e istituzioni a Ravenna, il 17 dicembre dall'assessore regionale alle Attività produttive, Palma Costi, e dal sindaco di Ravenna Michele De Pascale, dall’assessore Massimo Cameliani, alla presenza dei consiglieri regionali Mirco Bagnari e Gianni Bessi

“Si tratta di un accordo nato da un confronto di merito con tutti gli attori interessati presenti al tavolo del petrolchimico, oltre a essere stato condiviso con i Comuni della costa, che prosegue la positiva esperienza dell'analoga intesa operativa sulle attività estrattive in terraferma siglata nel2015”spiega il consigliere PD Mirco Bagnari. “ Un accordo pilota per la gestione delle attività' di ricerca e coltivazione degli idrocarburi offshore e delle relative infrastrutture che si integra con nuove politiche di sviluppo sostenibile per l'intero sistema economico, sociale e ambientale del mare e delle zone costiere L’obiettivo è guidare il settore off shore (che nel nostro territorio ha sviluppato grandi competenze e un comparto occupazionale importante) verso la transizione energetica carbon free nonché la valutazione delle modalità tecniche per un progressivo allontanamento dalla costa delle attività in essere.”

Tra gli obiettivi dell'intesa quello di garantire e migliorare la sicurezza delle attività offshore sviluppando protocolli di monitoraggio, studi, progetti e azioni pilota che prevedano l'integrazione delle attività con i programmi e i progetti di sviluppo turistico, produttivo e di monitoraggio scientifico. Si va dallo sviluppo di tecnologie innovative per il "decommissioning" finalizzate al riuso delle piattaforme per l'estrazione metanifera e la formazione di “atolli” ambientali ma anche luoghi di ricerca internazionale nell'ambito dei Programmi della Macroregione Adriatico-Ionica. Ancora, laboratori scientifici per studiare i terremoti anche in alto mare alle piattaforme aperte ai turisti finalità turistico-ricreativa.

Tra gli obiettivi previsti nell'intesa, garantire e migliorare la sicurezza delle attività offshore, sviluppando protocolli di monitoraggio, ma allo stesso tempo valutare anche la possibilità di utilizzi plurimi e integrati delle piattaforme. Studi di fattibilità per il riutilizzo delle strutture in diversi ambiti: dalla produzione di energia eolica e fotovoltaica alla creazione di barriere artificiali ("artificial reef") per la ripopolazione delle specie ittiche. Progetti anche di tutela dell'ambiente marino e delle zone costiere, in coerenza con i principi comunitari della blu economy, della pianificazione dello spazio marittimo e della strategia ambientale

Regione e Ministero portano al largo le esperienze del Cavone, nel modenese, e di Minerbio in provincia di Bologna. Ovvero, i siti di estrazione di idrocarburi trasformati dopo il terremoto del2012 inlaboratori scientifici d'avanguardia per il monitoraggio sismico in relazione alle attività estrattive. La stessa attività scientifica, con il contributo dei principali istituti di ricerca nazionali, sarà replicata anche sulle piattaforme offshore. Verrà scelto un sito pilota, dove sperimentare il monitoraggio, i cui dati ‘saranno resi accessibili con la dovuta trasparenza e diffusione sui siti istituzionali".

Allo stesso tempo, le piattaforme off shore in alto mare verranno sfruttate, con le migliori tecniche disponibili, per lo studio della subsidenza indotta dalla coltivazione degli idrocarburi in ambito offshore, i cui effetti potrebbero causare erosione costiera e ingressione del mare nell'entroterra. E ancora, verrà sviluppato un progetto di studio sugli aspetti legati alla qualità delle acque e  all’ambiente marino. Ai concessionari delle attività offshore, in particolare, verrà chiesto di contenere i livelli di contaminazione sia per la qualità ambientale sia per la salvaguardia della salute dei consumatori dei prodotti commercializzati.  A esempio, si legge nell'accordo, dovrà essere svolta a cadenza stagionale un'indagine sugli eventuali accumuli nei sedimenti e nei molluschi presenti a ridosso della piattaforma.

Tra i possibili usi alternativi delle piattaforme in alto mare, figura anche la finalità turistico-ricreativa, come immersioni subacquee, pesca sportiva e wellness. E ancora, le piattaforme offshore potrebbero essere riconvertite anche in stazioni oceanografiche o di trasmissione wifi in banda libera.