APPROVATA UNA RISOLUZIONE SUL TEMA DELLA BIODIVERSITA’ IN AGRICOLTURA.

Bagnari: “Un ambito da sostenere per tutelare le nostre tradizioni e la nostra cultura agricola e per affrontare meglio le sfide del mercato e del cambiamento climatico

Nella seduta dell’assemblea legislativa del 21 dicembre è stata approvata una risoluzione sul tema della biodiversità in agricoltura alla cui stesura ho contribuito insieme alla collega Nadia Rossi, prima firmataria del documento. La risoluzione parte dal considerare il fatto che nell’ambiente agricolo vi è un patrimonio antico, di notevole valore, che tuttavia è spesso trascurato ed anche poco conosciuto, (che spesso viene indicato in maniera sintetica con la dicitura “frutti antichi e dimenticati”) vale a dire a quei prodotti che un tempo erano coltivati normalmente e che avevano particolari caratteristiche alimentari oppure medicamentose.  Le necessità della produzione hanno spesso portato a dismettere la coltivazione e la produzione di alcune varietà che, però, hanno grande importanza non solo dal punto di vista “testimoniale” ma hanno in molti casi proprietà importanti sia dal punto di vista alimentare ma anche della resistenza e dell’adattamento che li rendono potenzialmente interessanti a fronte dei mutamenti climatici in atto. 

Su questo tema non si parte completamente da zero, Infatti la Regione Emilia Romagna ha adottato la L.R. 29 gennaio 2008 n. 1 di Tutela del patrimonio di razze e varietà locali di interesse agrario del territorio emiliano-romagnolo. Tale legge disciplina anch'essa l'istituzione del Repertorio volontario regionale, suddiviso in sezione animale e vegetale, e definisce la figura di Agricoltore custode come colui che provvede alla conservazione delle varietà e razze locali a rischio di estinzione iscritte nel Repertorio. Inoltre con la legge nazionale n. 194/2015, recante Disposizioni per la tutela della biodiversità di interesse agricolo e alimentare, è stato istituito il sistema nazionale di tutela e di valorizzazione della biodiversità di interesse agricolo e alimentare, e i repertori locali dovrebbero entrare in una rete nazionale.

Moltissime delle antiche varietà locali, abbandonate da tempo, soffrono di un vuoto di conoscenza che rende difficile la possibilità di essere reintrodotte in coltivazione. L’attività di studio e trasferimento dell’informazione è fondamentale per agevolarne la messa a coltura e la valorizzazione.  Una “banca delle varietà e della memoria”, inoltre, potrebbe essere un modo per conservare parte del patrimonio culturale orale che sta dietro la biodiversità e che rischia di sparire insieme agli attuali depositari.

Con la risoluzione approvata abbiamo chiesto alla Giunta Regionale di adoperarsi in tutte le sedi opportune per favorire la conservazione e la trasmissione dei genotipi ancestrali di cui la nostra regione è ricca e del patrimonio culturale e colturale ad essi legato e di attivarsi per:

-          promuovere progetti di sviluppo e specifiche iniziative di formazione e di informazione a salvaguardia della biodiversità d'interesse agrario strettamente legati ai territori. 

-          tenere in considerazione l’importanza delle collezioni ex situ (cioè fuori dal loro habitat originario) di piante da frutto e delle banche dei semi per conservare la biodiversità agraria che si sta sempre più assottigliando; 

-         mantenere aggiornato ed ampliare il repertorio regionale istituito con la Legge regionale n. 1/2008 nonché a mettere in opera un registro delle risorse a rischio di estinzione attraverso censimenti sul territorio.

-          attivare nella attuale programmazione 2014-2020 del Piano di Sviluppo Rurale i bandi sulla “conservazione” della biodiversità agraria (sia Vegetale che Animale); 

  promuovere la costituzione di una “banca regionale dei semi di riferimento” formalmente riconosciuta e utile per conservare e salvaguardare il patrimonio ambientale e agricolo sopravvissuto fino ad oggi; 

-          favorire lo studio finalizzato all’iscrizione di varietà interessanti nel registro delle “varietà da conservazione” o dei materiali “di scarso valore intrinseco”, al fine di favorire la produzione e il commercio delle sementi, particolarmente richieste dal settore dell’agricoltura biologica, ad agevolare il coinvolgimento di piccole aziende sementiere/vivaistiche nella produzione di materiali di moltiplicazione adeguati e   a favorire uno sviluppo di aziende specializzate nella produzione di sementi in particolare nell’ambito delle varietà recuperate e tutelate incluse nel repertorio regionale.